“Lo sguardo terapeutico” – registrazione della conferenza di Peter Selg

Come possiamo, quali educatori e insegnanti, ampliare le nostre capacità percettive attraverso un percorso di autoeducazione, così da avvicinarci alla possibilità di cogliere la natura essenziale e profonda dell’altro?

 

Conferenza tenutasi sabato 17 Aprile 2021, su piattaforma Zoom

 

Peter Selg è stato direttore del dipartimento di psichiatria infantile presso l’ospedale di Herdecke (D) ed è oggi direttore dell’Istituto Ita Wegman per la ricerca Antroposofica di Arlesheim (CH). Tiene conferenze in tutto il mondo ed ha pubblicato numerosi libri.

 

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Ti ringraziamo di cuore!

La newsletter del Council for Inclusive Social Development – Dornach

Clicca sul link per leggere la Newsletter di Aprile, pubblicata dall’Anthroposophic Council for Inclusive Social Development.

Leggi la Newsletter di Aprile 2021

“Il Council rappresenta il movimento internazionale delle inziative nell’ambito dei bisogni specifici, dell’educazione, della pedagogia sociale e del lavoro sociale. Organizzazioni provenienti da oltre 50 nazioni collaborano, all’interno della rete del Council, nello sforzo di contribuire al mondo del 21esimo secolo, in cui una buona qualità della vita sia accessible a tutti gli esseri umani. Il lavoro del Council è incentrato sulle situazioni in cui le persone sono a rischio di essere escluse dall’accesso all’educazone, alla salute e alla partecipazione attiva alla società, a causa di una disabilità o delle circostanze sociali. Questo significa che vediamo il nostro compito, da un lato nel sostenere l’individuo nel suo cammino biografico, dall’altra nel creare spazi sociali in cui l’individuo possa muoversi e realizzarsi.” (tratto dal sito del Council Inclusive Social )

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Naufraghi e isole (felici)

di Magdolna Abdel-Rahman, Micaela Irene Bucciarelli, Sara Spini (Libera Scuola Rudolf Steiner, Via Pini, Milano)

 

“Vedere un mondo in un granello di sabbia e un cielo in un fiore selvatico,
tenere l’infinito nel cavo della mano e l’eternità in un’ora”

(William Blake, “Canti dell’innocenza e dell’esperienza”)

 

Da oltre un anno si ha la sensazione di essere in balia di qualcosa di più grande di noi, mai sperimentato finora. C’è chi ne attribuisce la responsabilità alla recente pandemia, chi si limita a definire il periodo come “il periodo dell’incertezza” e chi mette in guardia grandi e piccini sulle possibili, e infauste, conseguenze. L’immagine che ci viene incontro ci parla dell’isolamento, di isole lontane, quasi monadi, distanziate accuratamente per non permettere che la socialità sia contagiosa. Si può avere un’idea della portata di tutto ciò. Solitudine e malessere sono presenti, insieme ad angosce e paure più o meno recondite.

Ecco. Per chi lavora nella scuola questo non è sufficiente. Per i bambini questa lettura della realtà non basta. La vita va avanti, e ciò è ancor più vero per i bambini e per chi si misura e cresce ogni giorno con loro. Tutto ciò ci obbliga a metterci in gioco come educatori e come uomini, ad abbandonare vecchie strade rodate per nuovi lidi da esplorare. Se torniamo all’immagine di poco fa, potremmo far comparire alla mente dei naufraghi. Per definizione i naufraghi sono “chi ha fatto naufragio, riferito (nei momenti o nei giorni immediatamente successivi al naufragio stesso, o facendone la storia) sia a chi vi è perito, sia, più frequentemente, a chi è riuscito a scamparne” (Treccani). Le azioni che suscitano queste sciagurate persone sono soccorrere, raccogliere, trarre in salvo. Proprio con questa intenzione cercano di muoversi i maestri e i genitori. Nonostante tutte le difficoltà e le limitazioni vi è ancora una luce che ci può guidare in questa impresa. L’anelito è la salvezza, la gioia, la vita.

Dunque, cosa (si)ci salva?

Immaginate allora un grande vascello alla deriva, in procinto di affondare. Gli uomini in mare cercano di aggrapparsi a qualunque cosa possa tenerli a galla; e se per caso qualcuno riesce a trovare un’asse lunga più di quel che gli occorre? Non appena si sentirà più sicuro proverà a trarre in salvo la persona vicina. Poi un’altra e un’altra ancora. Così anche nei momenti bui della storia l’uomo dimostra di essere uomo, coltivando la relazione.

La scuola è fatta essenzialmente dalle relazioni che si intessono al suo interno. Dopotutto, la relazione è alla base dell’educazione. Certo, si potrebbe dire che non bastano pochi giorni di distanza a cancellare una relazione stabile. Questo è vero. Cionondimeno, se si pensa a tutte quelle piccole fragilità presenti in ognuno di noi, il rischio è che un contatto virtuale non sia abbastanza. La scuola è fatta per essere vissuta appieno, è il luogo dove ci si può sentir vivi nel movimento, nelle parole, nelle diverse attività. La scuola dovrebbe essere quello spazio-tempo in cui si sperimenta l’Arte, con la A maiuscola, come la possibilità di ritrovare ciò che ci congiunge alla bellezza e alla verità. In altre parole, l’arte dell’educazione.

Ci salva essere, tra colleghi, pilastri di uno stesso ponte, consapevoli di essere unite nell’attraversarlo; ci risana la relazione autentica che tra noi educatrici si crea, un cerchio i cui membri siano realmente interessati all’altro, che offrano supporto, ironia e la sicurezza dell’esserci.

In questi tempi ci è chiesto uno sforzo creativo, appunto, per far inverare la legge dell’inversione, la katastrophè, il capovolgimento che, come nella drammaturgia, è la parte finale e risolutiva della trama e delle vicende dei personaggi.  La possibilità ci è stata data, ironia della sorte, proprio grazie al riconoscimento delle piccole-grandi fragilità dei bambini cui va la nostra attenzione, la nostra cura. E sono proprio attenzione e cura ciò cui non possiamo prescindere in questo tempo. Vi sono momenti che sembrano avere la qualità dell’eternità, che ci riportano in una dimensione universale, catalizzati da una luce salvifica, che come educatori dobbiamo perseguire e fare nostra. Dobbiamo diventare come un faro che evoca sicurezza nell’ oscurità che, così come il faro è un punto di riferimento per vascelli smarriti, così l’educatore attraverso un processo di autoeducazione deve diventare luce-guida nel buio della paura del presente.

Non parliamo però di fari isolati, nel mezzo di un mare tempestoso, ma di un insieme di fari guida che collaborano con gioia ed entusiasmo in modo costruttivo e in aiuto reciproco cercando di vedere sempre il lato assolato anche nei momenti più tenebrosi. Possiamo superare le difficoltà quotidiane e scorgere i lati positivi di ogni situazione, ricordando l’esempio del Cristo, che vedendo la carcassa di un cane ha scorto la bellezza dei suoi denti (dai Vangeli Apocrifi), a simboleggiare come in ogni momento scuro si debba cogliere il piccolo spiraglio di luce, anche grazie all’aiuto e al supporto altrui, presupposto necessario per giungere alla piena luce che illumina i volti e scalda i cuori.

Come fare dunque per ritrovare l’entusiasmo quotidiano? Da dove si attingono le forze necessarie per questo compito?

Sempre loro: i bambini, quei vascelli smarriti senza i quali il faro non avrebbe senso di esistere. È in questo rapporto di reciprocità che l’educatore percepisce la bellezza del suo compito e si nutre di stupore ed entusiasmo che carburano il suo essere. Sono i loro sguardi, i sorrisi regalati, i piccoli gesti o le frasi dette mentre si è intenti a fare un disegno, tra la scelta di un colore e un altro. Questi piccoli,ma immensi rimandi, sono ciò che immediatamente ridona vitalità. In questo scambio reciproco di calore e cura che a loro è dovuta e a noi ritorna come dono, ci si accorge che i grandi maestri sono proprio loro: i bambini.

Così come il faro si attiva nella notte, è dalla notte e dal sonno che dovremmo attingere le giuste risposte alle domande che i bambini ci portano incontro, perché “L’uomo non è creato di bel nuovo ogni mattina” scriveva Rudolf Steiner, ma necessita di esercizio costante per essere “nuovo ogni giorno” al fine di mantenere la freschezza nel cuore e l’attenzione dello sguardo. Uno sguardo che come fascio di luce possa individuare anche le difficoltà meno evidenti.

Così che tutti i naufraghi possano essere visti.

 

Buona Pasqua! Auguri dall’Associazione

Cari amici,

Un nuovo anno è ricominciato e la nostra vita sembra continuare ad essere ancora profondamente interpellata dalle molte questioni che la pandemia e quanto essa comporta ci pongono. Il nostro quotidiano vivere sembra essere ancora in un sentiero stretto nel quale sentiamo i limiti di una situazione che ci contiene e ci trattiene.

La nostra Associazione vuole continuare, anche quest’anno, a tenere i fili di una relazione, che pur nella distanza vuole essere piena di calore, di gratitudine per il sostegno che ci date e di nuove proposte di altri incontri e momenti di riflessioni attraverso le piattaforme digitali. Saremo lieti di comunicarvi prima possibile un calendario con i temi e le date dagli incontri. Intanto, l’avvicinarsi delle prossime feste Pasquali ci richiama a un rinnovato atto di fiducia nell’Evento del Cristo che ha riaperto la via che ci conduce verso un agire libero, consapevole e di rinnovato amore. Amore che rigenera il nostro rapporto da uomo a uomo e che ridà piena fiducia nella capacità di ogni uomo di risollevarsi dal dolore, dalla morte e da quanto lo voglia intrappolare o schiacciare.

Nell’augurare a tutti voi una felice Pasqua vi salutiamo con i versi di una straordinaria donna che ha saputo dire cose profonde con parole semplici, Wislawa Szymborska.

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
oppure
(e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio.

Su un tavolo più giovane da una mano d’un giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.

La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

È durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

 

Un sincero Augurio da tutti noi dell’Associazione italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposfiche.

 

Ringraziamo il Centro di Pedagogia Curativa e Socioterapia “Associazione La Cometa” (Giare di Mira – VE), per le pitture che accompagnano i nostri auguri, realizzate dai ragazzi del Centro.

Fermenti di primavera – (buone) notizie da Associazione Corimbo

Nella nostra Associazione Corimbo per la Socioterapia sono ripartiti i lavori della primavera e della ripresa della vita in azienda agricola. Sono nati i capretti! Le galline hanno superato il gelo invernale e sono nati tredici maialini che gironzolano allegri intorno alla loro mamma.

La cascina Bagaggera (La Valletta Brianza, Lecco) , dove ogni giorno operiamo curando il pollaio, la sala d’attesa alla mungitura delle capre e il verde e i fiori in tutta l’azienda, è un vero e proprio laboratorio all’aperto e per questo, pur continuando ad essere coperti con mascherine e con regolare distanziamento e lavaggio mani, riusciamo a continuare a operare. In associazione ogni giorno arrivano 10 ragazzi seguiti da tre educatori.

Dopo il saluto con gesti euritmici e la lettura del calendario settimanale col giorno legato all’albero e ai pianeti (gentile regalo degli amici di Associazione Loic)  ecco che comincia il lavoro, divisi in squadre. E spesso questo lavoro lo raccontiamo sul nostro giornalino mensile, fatto da giornalisti e fotografi molto speciali, e bravissimi.

Vi inviamo le foto fatte dai nostri fotografi Nicolò, Jacopo e Matteo ai capi squadra educatori Selenja, Benny e Andrea. Poi la squadra del pollaio, armata di carriole. Poi Dario al pollaio preso a beccate benevole dalla gallina. E Tommy in mezzo ai caprettini. Continua anche il corso di pasticceria con 4 ragazzi guidati da una vera maitre patissier e potete vedere un momento del loro lavoro.

“Lo Sguardo Terapeutico” di Peter Selg – primo titolo di una nuova collana

La pubblicazione de “Lo sguardo terapeutico” di Peter Selg nasce dalla collaborazione fra le “Educazione Waldorf” Edizioni e l’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche. Si tratta del primo volume della collana che porta appunto il nome di  “Pedagogia Curativa”, e che vuole proporre, in accordo con l’editore, “contributi per l’approfondimento dei temi fondanti dell’antropologia antroposofica e la creazione di una cultura sociale che permetta un’inclusione autentica, valorizzando le potenzialità e l’unicità di ciascuno”.

La nostra gioia per questa prima pubblicazione si unisce all’entusiasmo ed al ringraziamento all’Editore per la possibilità di rendere disponibile, al pubblico italiano, un testo significativo e prezioso. Peter Selg ci propone, con il suo taglio rigoroso e ricco di citazioni dettagliate e, in parte, inedite per la lingua italiana, un approfondimento metodologico del “modo in cui Steiner osservava i bambini”, cogliendone i risvolti terapeutici intesi come la possibilità –  e necessità – per gli insegnanti ed educatori, di trasformare la propria capacità percettiva, rendendola sempre più in grado di cogliere la natura essenziale e profonda dell’altro e, a partire dalla conseguente intima relazione che in un tale sguardo si fonda, riconoscere e sostenere le potenzialità individuali.

Ciò che Rudolf Steiner ha messo in pratica personalmente in quanto ad autoeducazione dello “sguardo”, viene ricostruito attraverso episodi significativi e testimonianze. Proprio attraverso le parole dello stesso Steiner, Selg invita a mettersi realmente su di un cammino di autoeducazione e ampliamento delle proprie capacità percettive, guidati dall’interesse profondo e autentico per il bambino e dalla possibilità di coglierne gli aspetti essenziali in modo dettagliato, autentico, colmo di viva partecipazione interiore. Da questo atteggiamento scaturisce un profondo legame di amore, inteso come forza operante entro la relazione educativa, capace di trasformarla in uno strumento di riconoscimento della più intima natura individuale e nella possibilità di operare in modo concreto a sostegno del dispiegarsi dell’individualità.

Una monografia densa e ricca, che accompagna il lettore entro un percorso che schiude nuove possibilità interpretative, mobili ed adeguate alle domande che, sempre più spesso, i bambini ci portano incontro.

Il volume contiene, infine, una piccola sorpresa: un segnalibro dedicato alla nostra Associazione, su cui compare un acquerello realizzato da Francesca King, che ama raccontare e dipingere i suoi sogni, vive a Capena (RM) e partecipa alla realtà di Casa Loic.

SPAZIO ANNUNCI: ricerca educatori e insegnanti formati in pedagogia curativa e socioterapia

La Scuola Waldorf Sophia di Padova, cerca un insegnate di sostegno per una bambina della futura seconda classe, gli interessati possono scrivere alla mail della segreteria:
segreteria@waldorfpadova.it
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La scuola steineriana “Il Raggio” di Bresseo di Teolo (PD) ricerca per  l’ a.s. 2021/22 una persona formata in pedagogia curativa. La scuola è situata in uno splendido contesto, immerso nel verde del Parco regionale dei Colli Euganei, nei pressi dell’Abbazia di Praglia, ed accoglie circa 80 bambini dal giardino d’infanzia alla settima classe, con una comunità di famiglie molto attiva; fa parte della Federazione delle scuole Steiner Waldorf in Italia in qualità di ente aggregato.  La scuola offre il curriculum completo da piano di studi (euritmia, lavoro del legno…), l’insegnamento di inglese e tedesco, e un progetto di orchestra con gemellaggio internazionale.

Gli interessati possono scrivere a segreteria@scuolasteinercolli.it 

Per maggiori informazioni, vi invitiamo a visitare il nostro sito: www.scuolasteinercolli.it

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La Libera Scuola Steiner-Waldorf Novalis di Zoppè di San Vendemiano -TV- Italia, ricerca un educatore formato in pedagogia curativa con interesse particolare per l’adolescenza, per l’anno 2021-2022.

Per maggiori informazioni sulla scuola, vi invitiamo a visitare il sito internet: http://www.lacruna.it
Gli interessati possono contattare la scuola tramite l’indirizzo di posta elettronica: collegioinsegnanti@lacruna.it

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Sei una scuola, un’associazione o una realtà attiva o interessata alla Pedagogia Curativa e alla Socioterapia e cerchi educatori o insegnanti adeguatamente formati? Inviaci la tua richiesta e la pubblicheremo in questo spazio! Scrivici all’indirizzo infopedagogiacurativa@gmail.com

Bollettino ECCE Link n.34

Il bollettino di dicembre di ECCE  (European Co-operation in Anthroposophical Curative Education and Social Therapy), di cui la nostra Associazione è partner, ci propone una retrospettiva del convegno internazionale di Dornach, tratta da un’intervista a Bart Vanmechelen, e un racconto del tempo di preparazione al Natale, vissuto dalla comunità Christophorusgemeenschap (BE).

Ci viene inoltre rivolto un caloroso invito – destinato sopratutto a familiari e genitori di persone dai bisogni specifici – a partecipare al prossimo bollettino, inviando foto e brevi testi che raccontino in modo immediato il proprio vissuto del Natale! Saremo felici se vorrete inviare il vostro contributo a infopedagogiacurativa@gmail.com entro il 28 gennaio!

 

Clicca su questo link per leggere tutto il bollettino!

ECCE Link No. 34

“ALI” nel tempo

L’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche ha una lunga storia, che affonda le sue radici nel 1992, quando giovani entusiasti hanno desiderato unire le proprie forze ed intenti, con lo spirito di creare un impulso al lavoro comune. Fino a pochi anni fa il suo nome veniva raccolto nell’acronimo ALI, che racchiudeva le parole “di lingua italiana”, frutto dell’atmosfera in cui avvenne la sua fondazione. Oggi su queste “ali” vogliamo muoverci verso il futuro, raccogliendo al tempo stesso l’eredità di ciò che è stato. Nelle parole di alcune persone, membri di lunga data dell’Associazione, abbiamo raccolto alcune impressioni lungo il cammino; senza pretesa di essere esaustivi, e auspicando di poter allargare sempre più il cerchio di coloro che vorranno contribuire, pubblichiamo qui alcune testimonianze.

 

“Erano i primi anni ‘90. Casa Löic  era appena nata nel 1989. Esperienze di pedagogia curativa e Socioterapia erano in Italia poche, isolate nella propria fragilità  di pionieri. Dalla Svizzera italiana arriva un invito a incontrarsi nella realtà della Stella, scuola di pedagogia curativa a Lugano. Ero in svizzera francese a Clair val, Losanna, impegnato nel Corso di formazione di Educatore in Pedagogia curativa. Partimmo in macchina con il dott. Fulgosi, sulla strada ci siamo fermati a vistare La Motta sul lago Maggiore, un luogo storico per la Pedagogia curativa, fondato da Ita Wegman negli anni trenta.  Una realtà invecchiata nella struttura e in quel che vi viveva dentro. Una bella villa sul lago in condizioni di decadenza che accoglieva un gruppo di persone disabili anziane accompagnate da anziani antroposofi, vestiti in modo tradizionale. Ero giovane e ignorante e non immaginavo che avrei incontrato, senza saperlo,  alcuni dei ragazzi del Corso di Pedagogia curativa tenuto nel1924 a Dornach da Rudolf Steiner.  Arrivati alla Stella eravamo un piccolo gruppo di rappresentanti, più a livello individuale che di realtà sociali, della Pedagogia curativa in Italia e Svizzera italiana. Si sentiva il bisogno di unirsi per dar voce alle iniziative in germe in Italia e già più radicate in Svizzera. Così era nata A.L.I., e questo giustificava il nome, ormai desueto, di Associazione in lingua italiana per la Pedagocia curativa e la Socioterapia antroposofiche. Presto il centro della vita associativa si spostò da Lugano a Roma. Casa Löic a Capena (RM) negli anni novanta, ebbe una crescita stupefacente e divenne il punto di riferimento per le realtà nascenti, in particolare modo nel lavoro con adolescenti e adulti.  In pochi anni ha dato vita a un Centro diurno, una Casa famiglia, un Corso di formazione. Poi nella seconda parte del decennio del 2000, impulso ha rallentato la sua corsa, la realtà sociale è entrata in sofferenza dentro e intorno a Casa Löic. Il centro gravitazionale dell’associazione si è spostato verso il nord est e la realtà in crescita e sviluppo dei Girasoli di Trieste. A.L.I.  probabilmente nel tempo non è stata in grado di essere la  realtà che raccoglieva al suo interno le diverse esperienze che nascevano e si sviluppavano in Italia e nel tempo ha appannato la sua spinta propulsiva. Da alcuni anni sta cercando di rinnovare il suo essere, di poter rappresentare le voci che esistono e operano socialmente e individualmente in Italia. Un rinnovamento anche generazionale è in atto e muove i suoi passi e da i suoi frutti. Alcuni anni fa sono tornato a visitare, con Raffaella Brambilla,  La Motta e quale è stato il mio stupore nel trovarmi di fronte alla vecchia Villa ristrutturata, circondata da alcune nuove costruzioni che accolgono piccoli gruppi di giovani con disabilità in percorsi di vita residenziale.  Tutto era fresco e vitale, certo con il pericolo di aver perso tanto dell’ impulso iniziale, come sempre si rischia nei rinnovamenti.  Nel suo giardino una cappella con le ceneri di Ita Wegman, fondatrice con Steiner della Pedagogia curativa. Con augurio che si trovi sempre le forze di rinnovarci e collegarci con gli impulsi che ci hanno preceduto, a cento anni  dalla nascita della  Pedagogia curativa e Socioterapia, semi che devono ancora svilupparsi e dare i loro frutti maturi se noi saremo capaci di coltivare e far crescere la pianta.”

Fabrizio Aphel, fondatore e socio di A.L.I., suo presidente per un breve tempo, da poco non più nel suo CdA. Da sempre legato alla realtà di Casa Löic.

 

“Partecipare alla vita associativa di “ALI” é stato per me un dono bellissimo. Mi ha accompagnata e accolta negli anni in cui lavoravo prima in una piccola comunità per persone disabili adulte, poi in una struttura per persone tossicodipendenti. Non erano iniziative ispirate all’antroposofia, e io soffrivo di un forte senso di isolamento, dell’impossibilità di condividere le ragioni profonde del mio lavoro. Il convegno annuale di ALI era proprio il momento in cui sentivo di potermi aprire, e la mia esperienza era accolta e condivisa da persone con cui avevo in comune ideali di vita. Avevo l’impressione che le persone di cui mi prendevo cura fossero presenti con me in quel luogo dell’anima, e mi è capitato di trovare al mio rientro al lavoro i cambiamenti che avevo atteso per loro. Da allora coltivo un senso di gratitudine verso l’associazione che ha sostenuto e arricchito il mio lavoro e il mio entusiasmo.”

Roberta Tazzioli, tesoriere dell’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche. Responsabile del funzionamento Comunità sociosanitaria La Monda.

 

Lavoro a Casa Loic, Centro di Socioterapia antroposofica, da diversi anni. Il mio incontro in questo luogo con persone speciali, a volte difficili ma anche molto geniali, ha determinato il mio cammino di conoscenza, di relazioni e di grandi aspirazioni. Attraverso Casa Loic ho avuto la concreta possibilità di conoscere e di incontrare molte altre interessanti realtà con gli estesi ideali e con altre tanto grandi aspirazioni. Queste realtà vivono e nutrono i propri ideali, progetti e iniziative nel comune incontro nell’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia antroposofiche, portatrice (depositaria) dell’impulso pedagogico e sociale che ha le su radice nel Goetheanum di Dornach. Il momento storico nel quale siamo tutti coinvolti oggi, ci porta a considerare il profondo bisogno di salute per l’umanità e per la terra intera. L’attuale situazione mette in luce il grande compito che ci attende per il futuro: risanare il nostro profondo rapporto con la terra e con gli uomini. La realizzazione di questo grande compito richiede l’impegno e il contributo di tutti, anche di quelli che spesso riteniamo con grandi difficoltà e limitate possibilità. L’esperienza maturata nel lavoro con persone “disabili” mi ha insegnato che anche un semplice sorriso può avere un valore estraordinario se nasce dal profondo del cuore.”

Anibal Comparin, Segretario dell’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche. Dal 2013 Coordinatore del lavoro educativo e di Socioterapia a Casa Löic.

 

“Il mio rapporto con l’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche risale ai primi anni ‘90, quando iniziavo la mia formazione e la pratica professionale sul campo. Allora e per molti anni seguenti l’associazione organizzava un appuntamento annuale che rappresentava un momento di incontro molto speciale, qualcosa di più di un semplice convegno: era davvero una condivisione di esperienze. Ci accomunava la partecipazione alla vita di persone fragili, sia come educatori che come genitori. La fragilità richiede in chi l’accompagna un impegno faticoso e dall’esterno può sembrare solo una via di sofferenza e sacrifici; invece proprio in quegli incontri emergeva la forza che permetteva di trasformare quella sofferenza in entusiasmo, in vitalità, in impulsi di cambiamento. Condividere esperienze così forti faceva sempre nascere nuove idee, nuove iniziative, nuove forze per affrontare le difficoltà. Anche oggi, quando riusciamo a creare condizioni di incontro, possiamo sempre assistere a questa trasformazione : ciò che appare come un limite può liberare forze nuove.”

Sara Colonna, Presidente dell’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche. Coordinatrice Comunità sociosanitaria La Monda.

 

Circa dieci anni fa, un gruppo di pedagogisti curativi operanti in diverse realtà scolastiche sparse un po’ in tutta Italia, si incontrava a Bologna con l’impulso di mettere insieme le proprie forze, unire le proprie volontà e dare vita a un piccolo cuore pulsante dove, attraverso lo studio, il dialogo, la relazione ci si potesse collegare l’uno all’altro, raccontandosi e riconoscendosi in un cammino verso un ideale comune. Da quel primo, timido incontro siamo usciti tenendo nel cuore la gioia del sentirsi insieme  e la speranza che da questo piccolo seme potesse nascere un germoglio. Piano piano abbiamo cercato di capire in quale scuole fosse presente almeno un pedagogista curativo ed è nato un piccolo coordinamento nazionale che ha iniziato ad incontrarsi con entusiasmo. In quel periodo “ALI” era per molti di noi pedagoghi un organismo totalmente sconosciuto e nello stesso tempo l’Associazione stessa non aveva  percezione della Pedagogia Curativa all’interno delle scuole, così grazie ad un grande lavoro coordinato da Raffaella Brambilla, si è giunti nel gennaio 2014 ad un primo Convegno di Pedagogia Curativa e Socioterapia abbinato al convegno multidisciplinare della SIMA. La partecipazione è stata ampia: realtà di socioterapia, di pedagogia curativa e rappresentanti delle diverse terapie si sono raccontati e conosciuti portando l’uno all’altro interessanti spunti di riflessione. Da lì è nata la collaborazione con l’Associazione e ha preso avvio un intenso dialogo sullo stato di salute del movimento di Socioterapia e Pedagogia Curativa in Italia. Ogni realtà portava in sé una diversa consapevolezza in merito alle proprie fragilità e ai propri punti di forza, ma emergeva un impulso nuovo con una chiara domanda di rappresentatività indirizzata all’Associazione Italiana, vissuta e pensata come possibilità di luogo che accoglie l’impulso della Pedagogia Curativa e della Socioterapia. Questo richiedeva la capacità di trasformare un’esperienza per rispondere alla domanda del tempo e ciò poteva avvenire solo se ognuno portava in sé, responsabilmente, la volontà del cambiamento. Così è iniziato il mio impegno nell’Associazione, in un continuo respiro tra il dare e il ricevere: dare tempo, impegno, partecipazione, pensiero e nello stesso tempo sentirsi nutrita da questa esperienza di profonda condivisione di esperienze, aneliti e speranze. Ora come allora siamo stati chiamati ad assumerci l’impegno di un rinnovamento e di una nuova trasformazione. Ci guida l’intento comune a nutrire spazi, momenti e luoghi di approfondimento e condivisione, dove sapere ed esperienza si incontrino per creare qualcosa di nuovo, nella convinzione che sostenere la possibilità di un ampliamento dello sguardo possa diventare un aiuto all’umanità, sempre più minacciata.

Lucy Battistuzzi, membro del CdA dell’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche. Attiva nella Pedagogia Curativa presso la Scuola “Novalis” di Conegliano.

Una luce di speranza

di Katia Delpiano, Associazione I Girasoli, Trieste

Si è concluso l’anno 2020. Come lo ricorderemo? Alle nostre spalle i mesi di isolamento, le famiglie separate, i protocolli da rispettare, la paura del domani, le incertezze, la confusione. Il buio. Ma quando lavori nella socio-terapia non ti puoi smarrire nell’oscurità. Le feste religiose ci hanno accompagnato , donandoci fiducia e speranza nell’avvenire. Questo periodo così difficile è stato anche un’opportunità per poter sentire ancora più profondamente il legame con queste feste.

La nostra comunità I Girasoli si trova in un piccolo paesino dell’altipiano carsico a circa 10 km dal centro di Trieste. La casa che ospita i ragazzi speciali e gli educatori che lavorano con loro è immersa in un bosco.

Nei mesi di novembre e dicembre, quando la terra si raccoglie e le giornate si fanno sempre più buie,  abbiamo bisogno di trovare una luce.

Durante la festa di San Martino ognuno ha realizzato la sua lanterna, di carta o di vetro. Nel tardo pomeriggio abbiamo attraversato il nostro bosco con le lanterne accese  cantando: ” San martino cavaliere ti ringrazio per la luce, che per strada ci conduce e ci illumina il cammin“.

Dopo la festa di San Martino abbiamo accolto  questa luce nel nostro cuore per prepararci al periodo dell’Avvento. Tutte le mattine ci siamo esercitati nell’osservazione del presepe, notando come ogni settimana si aggiungeva un elemento: prima i minerali, poi il muschio, le pecorelle, il bue e l’asinello e infine l’uomo. Ma che gioia è stata attraversare la spirale dell’Avvento. Quest’anno oltre i canti natalizi abbiamo scelto di recitare Il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi in lingua latina  in segno di gratitudine a tutto il creato: “Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate

Il 13 dicembre una delle ospiti più giovani della nostra comunità, in veste di Santa Lucia, e seguita da due compagne, vestite da angeli, ha visitato tutti i laboratori donando dei buoni  biscotti e una candela in segno di speranza. Il canto cher la accompagnava era il seguente:“Though long may be the night , hope she is bringing, Hear now the maid in white, silently winging, Hushed wonder in the air, Lights glowing in her hair, santa Lucia Santa Lucia!” 

Poco prima del 25 dicembre un piccolo gruppo di ragazzi si è preparato alla rappresentazione dell’Annunciazione e della nascita del bambino Gesù. Ecco il giorno tanto atteso. Un coro di angeli annuncia la sua nascita:”Gloria in excelsis Deo

Ora la luce illumina la umile stalla e appare una stella luminosa sopra di essa. E’ la  stella che farà da guida ai tre Re Magi.

Con l’arrivo dei tre Re Magi si è concluso quest’anno così particolare. In questi mesi abbiamo cercato di superare la paura del buio della nostra epoca attraverso la celebrazione delle festività religiose della terra.

Che questa immagine di luce e speranza possa fiorire anche in tutti voi lettori ed esservi da guida.

 

Sei una scuola, un’associazione o una realtà attiva nella Pedagogia Curativa e Socioterapia? Vuoi condividere un’esperienza, un’iniziativa, un racconto? Saremo felici di ricevere il tuo contributo! Scrivici all’indirizzo infopedagogiacurativa@gmail.com

 

 

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